di Floride Karibwami, membro di Seguimi
Parlare dell’emergenza Covid in Burundi riempie il cuore di tanta compassione verso i nostri carissimi fratelli italiani e spagnoli, in particolare, e verso tutti i fratelli del mondo che sono vittima di questa pandemia.
Anche in Burundi, ci sono stati casi riconosciuti ufficialmente, ma il governo aveva scelto, comunque, di continuare tutte le attività, raccomandando di mantenere le misure d’igiene e il distanziamento fisico.
Il fatto di poter lavorare in un momento in cui nella maggior parte del resto del mondo era in atto la chiusura totale, ci ha reso ancora più responsabili. E’ stata una spinta a dare tutto se stessi, quasi come se avessimo dovuto farlo anche al posto di chi lo avrebbe voluto e non poteva farlo.
Al tempo stesso, sia nella nostra comunità Seguimi che in ONKIDI di cui sentivamo tutta la responsabilità, alcune attività di gruppo sono state ridotte, per evitare al massimo il contagio visti i casi esistenti.
All’inizio, ci è sembrato che il popolo burundese sottovalutasse la pandemia. Così, come membri di Seguimi ci siamo impegnati a sensibilizzare i nostri ambiti familiari, professionali e il vicinato sull’urgenza di prendere sul serio la pandemia e di combatterla con tutte le armi in nostro potere. La prima regola di comportamento igienico, come il frequente lavaggio delle mani con sapone, pur sembrando la più semplice, non lo è affatto, poiché non sempre l’acqua è a disposizione di tutti e così pure il sapone.
Così, facendoci carico di raggiungere i più bisognosi dei bisognosi, attraverso ONKIDI sono stati distribuiti i contenitori d’acqua per lavarsi le mani e sono stati procurati anche alcuni kit di sapone.
Quando ci siamo resi conto che la maggiore parte della popolazione sembrava non prendere sul serio il Covid-19, nel nostro piccolo, abbiamo moltiplicato le azioni di sensibilizzazione anche facendo appello all’autorità ecclesiale che ci sembrava all’avanguardia nella lotta alla pandemia. Siamo stati aiutati dal Direttore della Caritas Nazionale nel “coscientizzare” i nostri ragazzi che sono diventati, a loro volta, portavoce nella scuola e nelle loro famiglie.
In Burundi, come in tutto il mondo, è importante affrontare il Covid-19, ma lo è ancora di più vigilare per non perdere di vista la lotta contro altri «Virus» che ci stanno distruggendo, forse, più del Covid. Mi riferisco alle droghe e agli stupefacenti di cui abusano soprattutto i giovani.
A questa sciagura si aggiungono le ideologie etnicamente divisioniste di politici senza scrupoli, il disprezzo dei diritti umani e la povertà estrema nella quale vive la maggior parte della gente.
Ed è così che in estate, prima, durante e dopo le elezioni politiche, nei nostri incontri con le varie persone seguite da ONKIDI, con gli operatori e i volontari, abbiamo dedicato molto tempo alla riflessione su argomenti quali la lotta alla droga, la pace e la riconciliazione, la risoluzione pacifica dei conflitti, la lotta alla povertà anche attraverso la formazione all’imprenditoria e quella professionale in vari ambiti: informatica, pasticceria e la scuola guida.
Mai sono venuti meno l’ascolto e l’accompagnamento delle ragazze madri che le proprie famiglie hanno rifiutato. Mentre si trovano nel nostro centro, ricevono anche sostegno psicologico, morale, spirituale e professionale in modo che, una volta reinserite in famiglia possano prendersi cura di se stesse ed avere un futuro dignitoso per sè e per i figli.
Ci sta a cuore che insieme alla riconciliazione familiare e all’accoglienza del bambino, possano anche concludere i propri studi e, nell’anno scolastico appena trascorso, proprio due tra queste ragazze hanno ripreso la scuola.
Insomma, in Burundi siamo stati graziati perché questa pandemia finora non ha mai avuto un ritmo preoccupante, tanto che tutto sembra normale.
Questo non toglie che ci sentiamo profondamente uniti a tutto il mondo e viviamo, comunque, le gravi conseguenze della pandemia di cui sono vittima tanti paesi.
molto cari. Le persone che non possono accedere alle cure in loco, sono le prime vittime di questa emergenza. Inoltre, tante imprese legate a movimenti esteri hanno dovuto chiudere e, conseguentemente, tanta è la gente che ha perso il proprio lavoro.
Che dire? Benchè la pandemia sembri quasi assente in Burundi, anche noi ne soffriamo e non siamo esenti. Infatti, oltre al fatto che le frontiere del nostro Paese e l’aeroporto internazionale di Bujumbura sono chiusi da marzo scorso, anche i finanziamenti per diversi progetti sono stati molto ridotti e, in alcuni casi, sospesi.
Il nostro è un Paese che dipende quasi totalmente dai rapporti con l’estero. In questa situazione, perciò, è molto difficile andare avanti: medicinali e altri prodotti importati, quando si riesce a trovarli, sono dalle sue negative conseguenze.
Un’ulteriore esperienza che ci mostra quanto siamo tutti, indistintamente, legati nella buona come nella cattiva sorte.
E questa amara constatazione non dovrebbe far maturare in tutti la coscienza di una fraternità universale e annientare in noi ogni sentimento di divisione di ogni genere e di qualsiasi origine?




Scarica l’articolo pubblicato sul N. 41 – Dicembre 2020 di Seguimi News (formato pdf)